La psicologa, psicoterapeuta Francesca Morelli è l’autrice di un interessante post che circola in questi giorni.
L’intervista
di Tiziana Etna
Non è il futuro dispotico in un film di fantascienza, è il nostro presente reale e noi siamo gli attori di uno sceneggiatura che ci è sconosciuta da ogni angolazione la si guardi e per questo ci spaventa di più, l’unica cosa che crediamo certa è che qualche anonimo regista abbia tessuto la trama, ma chi sia, perchè e in che modo è davvero la nostra priorità saperlo ora? Avremo tempo dopo, quando questa emergenza sarà finita, di avanzare tutte le teorie e le eventuali ipotesi di complotto, oggi, ciò che occorre è un forte senso di responsabilità e di reciprocità. Ultimamente è un continuo commentare :-” la gente è impazzita!”Ma come cantava Umberto Tozzi la gente siamo noi e a noi essere umani, in quanto tali, serve il tempo di elaborare ed il bisogno di criticare, per cui soprattutto sui social circola di tutto e in gran parte è opinabile. Ognuno reagisce a suo modo ed ognuno l’ha fatto! A febbraio ai due estremi c’era chi sosteneva che il virus non era pericoloso, almeno non per un organismo giovane e sano, forse qualcuno che non ha mai conosciuto i nonni e non ha genitori anziani, e suggeriva con fervore di non cadere nella trappola della psicosi collettiva perchè era quello il vero virus da temere: la manipolazione psicologica, costoro non si attenevano a niente di quanto ancora era solo suggerito. All’estremo opposto c’era chi gridava all’apocalisse e svuotava i supermercati. Nella seconda decade di marzo, tutti ma proprio tutti, siamo costretti ad osservare le regole e a reinventarci, indipendentemente da cosa crediamo stia accadendo, o in termini di fiducia o in termini di speranza, siamo chiamati ad osservare le regole, a lavorare sul senso di comunità e a sperimentare il concetto di connessione. Siamo in quarantena, l’Italia è chiusa e saranno inevitabili le conseguenze per l’economia, per la politica e per la salute, ora al vertice delle priorità; ma non è proprio questo intenso fruire di messaggi contenenti poesie, riflessioni, video divertenti, post e quant’altro, possibili grazie alla tecnologia di cui disponiamo a renderci più forti, più uniti e più predisposti a credere che ne usciremo sicuramente migliorati? Tra i tantissimi post una riflessione ricevuta tramite whatsapp ha colpito la nostra attenzione, non è poetica ne divertente, bensì chiara e coincisa, priva di qualsiasi palese esortazione al coraggio ma al tempo stesso estremamente incoraggiante e saggia e che riportiamo per esteso di seguito:
“Credo che il cosmo abbia il suo modo di riequilibrare le cose e le sue leggi, quando queste vengono stravolte.
Il momento che stiamo vivendo, pieno di anomalie e paradossi, fa pensare…
In una fase in cui il cambiamento climatico causato dai disastri ambientali è arrivato a livelli preoccupanti, la Cina in primis e tanti paesi a seguire, sono costretti al blocco; l’economia collassa, ma l’inquinamento scende in maniera considerevole. L’aria migliora; si usa la mascherina, ma si respira…In un momento storico in cui certe ideologie e politiche discriminatorie, con forti richiami ad un passato meschino, si stanno riattivando in tutto il mondo, arriva un virus che ci fa sperimentare che, in un attimo, possiamo diventare i discriminati, i segregati, quelli bloccati alla frontiera, quelli che portano le malattie. Anche se non ne abbiamo colpa. Anche se siamo bianchi, occidentali e viaggiamo in business class.
In una società fondata sulla produttività e sul consumo, in cui tutti corriamo 14 ore al giorno dietro a non si sa bene cosa, senza sabati nè domeniche, senza più rossi del calendario, da un momento all’altro, arriva lo stop.
Fermi, a casa, giorni e giorni. A fare i conti con un tempo di cui abbiamo perso il valore, se non è misurabile in compenso, in denaro.
Sappiamo ancora cosa farcene?In una fase in cui la crescita dei propri figli è, per forza di cose, delegata spesso a figure ed istituzioni altre, il virus chiude le scuole e costringe a trovare soluzioni alternative, a rimettere insieme mamme e papà con i propri bimbi. Ci costringe a rifare famiglia.
In una dimensione in cui le relazioni, la comunicazione, la socialità sono giocate prevalentemente nel “non-spazio” del virtuale, del social network, dandoci l’illusione della vicinanza, il virus ci toglie quella vera di vicinanza, quella reale: che nessuno si tocchi, niente baci, niente abbracci, a distanza, nel freddo del non-contatto.
Quanto abbiamo dato per scontato questi gesti ed il loro significato?In una fase sociale in cui pensare al proprio orto è diventata la regola, il virus ci manda un messaggio chiaro: l’unico modo per uscirne è la reciprocità, il senso di appartenenza, la comunita, il sentire di essere parte di qualcosa di più grande di cui prendersi cura e che si può prendere cura di noi. La responsabilità condivisa, il sentire che dalle tue azioni dipendono le sorti non solo tue, ma di tutti quelli che ti circondano. E che tu dipendi da loro.
Allora, se smettiamo di fare la caccia alle streghe, di domandarci di chi è la colpa o perché è accaduto tutto questo, ma ci domandiamo cosa possiamo imparare da questo, credo che abbiamo tutti molto su cui riflettere ed impegnarci.
Perchè col cosmo e le sue leggi, evidentemente, siamo in debito spinto.
Ce lo sta spiegando il virus, a caro prezzo.”(Cit. F. MORELLI)
Non è stato facile risalire all’autrice, perché anche se era riportato il cognome, il nome era indicato dall’iniziale puntata e la condivisione diceva che si trattava di un dottore e non di una dottoressa come poi si è rivelata essere, la nostra ricerca ci ha condotti alla psicologa Francesca Morelli, la quale gentilissima ci ha concesso di chiamarla al telefono, di conoscerla e di farle giusto qualche domanda.
Salve
Dottoressa Francesca Morelli: –Buona sera
La sua riflessione sembra tener conto di ogni singolo aspetto messo alla prova dal covid-19 ma a noi è arrivato come post di whatsapp, è nato come tale o è la citazione di un contenuto più ampio?
Dottoressa Francesca Morelli:- Si tutto è il frutto di una riflessione sulla realtà che stiamo vivendo che ho scritto e pubblicato sulla mia pagina Facebook e che, poi, è inaspettatamente, diventata virale.
Parla di una società che corre frenetica costretta ora a fare i conti con un tempo di cui ha perso il valore, non pensa che stiamo spostando nel virtuale le stesse dinamiche comportamentali senza comunque apprezzare questo tempo?
Dottoressa Francesca Morelli:- Credo che in un momento di compressione come questa, stiamo facendo ricorso alla tecnologia come strumento utile per continuare a tenere il filo con alcuni aspetti della nostra vita prima del covid: lavorare, “incontrarsi” con i propri amici e parenti, fare una lezione di fitness o di yoga, visitare un museo virtualmente. Non abbiamo altri modi per fare tutto questo e questo può aiutarci a dare valore a cose date prima per scontato. Non ci vedo frenesia, ma un tentativo, di fondo necessario, per riempire un tempo lunghissimo altrimenti privo di ritmo.
Secondo lei a livello collettivo quanto stanno trovando difficile gestire le emozioni le persone comuni che non hanno particolari patologie pregresse?
Dottoressa Francesca Morelli:- Situazioni ad alto impatto stressogeno, come quella che stiamo vivendo, possono generare grandi difficoltà anche in persone che non hanno mai avuto alcuna problematica pregressa di natura psicologica. È importante che chi si sente sopraffatto dal malessere, chieda aiuto ad un professionista. Moltissimi colleghi ed associazioni sono attivi con servizi on-line: gli ordini degli psicologi delle varie regioni, così come l’associazione EMDR Italia, per citare due realtà molto solide ed affidabili.
In proposito, ha un consiglio per affrontare il momento?
Innanzitutto quello di attenersi alle procedure indicate e di richiamarci tutti, reciprocamente, all’ordine e al rispetto delle regole. Limitare la ricerca spasmodica delle informazioni sul virus e fare riferimento solo a fonti istituzionali ed accreditate. E poi, cercare di cadenzare il proprio tempo con attività produttive e piacevoli, il più possibile vicine a quelle che hanno sempre fatto parte della nostra quotidianità prima della quarantena. Dobbiamo tenere duro per un po’, in funzione di un obiettivo alto e condiviso.
Siamo convinti che rileggere il post della psicologa Morelli più volte possa aiutare a restare centrati e come si dice a saper riconoscere il meglio anche dal peggio,Intanto ci auguriamo che abbia fatto riflettere anche voi.